Descrizione
«Disincantato, ironico, apparentemente cinico come un avventuriero stanco di trionfi, Gianni Clerici, il cantore dell?epopea del tennis, conserva un commovente attaccamento a tutti i suoi personaggi. Sono veri perché effettivamente esistiti? O esistono perché lui è un creatore di intrigante abilità? In fondo, poco importa. Ciò che conta è la sua volontà di raccontare più vera del vero l?educazione e la diseducazione di un uomo. Una grossa sfida perché Andrea Broni, il giovane protagonista del romanzo, non è un eroe affascinante ma una discutibile nullità, lontana controfigura dei campioni sportivi e di umanità dei Gesti bianchi. L?autore pare infatti impegnarsi nella delazione e nell?accusa dei difetti del proprio personaggio. Fatuo, leggero, inconsistente, egoista, lo incontriamo alle prese con i preparativi della partenza per il servizio militare. Il coscritto di buona famiglia, il giovin signore, si muove per quella difficile guerra che è diventare adulto. Alcuni non ci arrivano mai. E Andrea? Gianni Clerici è un narratore feroce perché elegante. La rozzezza magari spezza tutto nello scontro frontale, ma non riesce mai a colpire in profondità. Le buone maniere, invece, dispongono di forza di penetrazione inesauribile. Anche per questo Il giovin signore è il ritratto memorabile di un uomo dei nostri tempi e dintorni.» ORESTE DEL BUONO «D?altra parte, non tanto l?Alfa fuori dalla porta, ma la casa, la fabbrica, i conti in banca e insomma tutto quanto faceva la ricchezza e la potenza della sua famiglia, erano anche suoi. Era giusto che lo fossero, che continuassero a esserlo, perché erano stati di suo nonno, poi di suo padre, erano insomma il prodotto di un intrico di cause di cui lui, Andrea, era un effetto. E allora, non tanto rifiutarvisi, ma anche semplicemente sottrarvisi, non era certo semplice, e, in fine, irrazionale, quasi contro la natura delle cose. Tutto il resto in cui si era buttato, o che gli era venuto incontro da sé, era stato interessante, anche divertente, ma in qualche modo occasionale, superficiale.»